Vuoi essere una coachee? Diventa mamma!

Tiziana Arnone
3 min readOct 14, 2019

Avere un figlio è la vera essenza dell’espressione: “uscire dalla propria zona comfort”.

Photo by Jenna Norman on Unsplash

Il segreto della maternità non è dare, ma allargare sempre i confini della propria zona comfort

Ecco perché più straziante e dolente è il senso di ripensamento che ha il sapore di un pentimento, non per la scelta, ma perché ci scopriamo piccoli , piccoli e privi di riferimenti, a meno di mode, luoghi comuni e pedagogia nera.

Mai come nel divenire genitori siamo esposti all’ignoto, alla misura costante della nostra capacità di crescere e di adattarci. È una sfida con se stessi. È un intrico di non risolto che esplode (a volte per essere risolto) proprio quando si diventa madre.

È un’impresa titanica che conduce a perdere se stessi, o meglio la propria identità, almeno per come la si percepiva prima.

È un’esperienza di perdita di se, dunque, che porta a comprendere che il tempo per ritrovarsi è maggiore di quello che immaginavamo.

Con un atto che è sfacciatamente carnale, contribuiamo a dare la vita a un essere che metterà alla prova la tua consistenza, priva avendo uno smisurato essenziale bisogno di te, poi respingendoti e mettendoti in discussione, quindi imitandoti, (ho fatto caso, ad esempio che uso uno avverbio da intercalare identico a quello di mia mamma, solo dopo che sono divenuta mamma) prendendoti ad esempio, perché scopre che sei integro e corretto e vorrebbe essere proprio così.

In ultimo, rendendoti responsabile dei suoi fallimenti e di un certo numero di anni di analisi o di terapia d’ascolto, se va bene,.

Il tesoro più grande, il segreto più ineffabile, che rende conto che questo viaggio si fa camminando, è la possibilità di migliorare se stessi.

Qualche tempo fa ho letto un libro che suonava interessante, almeno dal titolo e soprattutto per via della caparbietà dell’autrice, una child-free, che si era messa alla ricerca della pietra filosofale, che veramente esiste, della maternità, ossia, il pentimento, meglio detto: pentirsi di essere madri (per inciso questo è anche il titolo del libro).

Alla fine della mia lettura, ho scoperto che più che una affermazione, sostenuta da evidenze fattuali appartenenti per lo più a donne israeliane e a un portato culturale altamente tipizzato, il titolo sbiadisce in un luogo comune: il pentimento di essere madri è una verità non più da sussurrare ma urlare in questo mondo maschilista che costringe le donne in ruoli e cliché. (uno solo, per la verità: quello di essere madri)

Ora le voci dissonanti e quelle che cercano di destare le coscienze mi stanno bene.

Quello che ritengo è che se un pentimento di questo tenore, per spezzare le catene dell’egida del maschio, fosse abbracciato da tutte le donne, non ci sarebbe più vita sulla terra. E non siamo tra le pagine de Il racconto dell’ancella.

Forse, allora, sono altre le forme da usare per combattere il maschilismo dominante.

Per esempio, intendere la maternità come una ricerca costante di se stessi, un superamento consapevole della propria zona comfort, un ascolto costante dell’altro.

E se fossimo proprio noi le prime a volere il rassicurante conforto e il tepore dei luoghi comuni?

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Written by Tiziana Arnone

“I write what I couldn’t tell anyone”. writer. poet, observer. Relationship. Parenting. Personal Growth. Enchanted with life. Thin Skin/amazon.com

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