alla vita che si strappa

C’è una zolla brulla a forma di collina
arsa dal sole o gonfia di pioggia.
Tutt’intorno la
natura ha
invaso la mano
dell’uomo,
per una
volta.
I soffioni tremuli al vento,
le corolle spampanate
di un’infiorescenza
che si crede margherita,
gli steli secchi e dondolanti
di fili d’erba troppo cresciuti.
Anche il cemento di quella casupola
al centro
è riarso e brucia.
Poco più in là
gli fa compagnia
un cumulo di ciottoli
e di mattoni spezzati.
La recinzione arrugginita
che fa da sostegno
a una siepe verde e
selvaggia dall’altro
lato della
barricata.
In cima un serbatoio trasparente
tenuto su da lamine di alluminio
dritte
come fusi avvelenati.
All’ingresso un cancello
semiaperto che
invita a entrare
chiunque lo voglia.
A farsi strada
nella sterpaglia
imbruttita
che chiede
solo di essere curata.
Un’ode
alla vita
che si strappa
pezzetto dopo pezzetto
ogni giorno.